Notturno

di Gianfranco Rosi
Italia 2020, Documentario, 100’, anteprima svizzera

Resoconto per immagini di tre anni di ricerca trascorsi lungo le zone di confine tra Siria, Libano, Iraq e Kurdistan. In nome di un’idea di Medio Oriente privo di linee separatrici ma scavato dalle ferite di guerra e occupazione, varie storie di umanità si intrecciano: un cacciatore in barca tra i canneti e una squadra di guerrigliere in pattuglia, un ragazzo che lavora a giornata per aiutare la famiglia e dei soldati a un posto di blocco. Uno spettacolo teatrale messo in scena dai pazienti di un ospedale psichiatrico e una maestra elementare che fa terapia di classe. Madri che hanno perso figli e figlie prigioniere che comunicano con le madri. Tra luce e oscurità, un mondo che resiste e reclama il suo quotidiano.

In Notturno, i metodi del regista rimangono gli stessi che gli sono valsi premi prestigiosi a Venezia e a Berlino, sia dal punto di vista stilistico che di racconto del reale, ma il confronto con una storia millenaria e un presente sfaccettato porta la sua indagine a nuovi livelli di ambizione.

Quello di Rosi è un cinema ormai globalmente riconoscibile, e sempre diviso nell’anima: da una parte improvvisazione e adattamento a ciò che la realtà gli comanda, dall’altra un controllo formale e cromatico che a volte sembra voler far prevalere l’estetica sull’etica. Notturno è ancora una volta tutto questo, un film pensato per aver luogo solo di notte che poi, negli anni e nel girato, si è aperto anche al giorno. Un’opera che affianca momenti di intimismo extra-ordinario (la litania di una donna in visita alla prigione dove il figlio è stato torturato e ucciso) a quello quotidiano (un salotto che ogni notte viene preparato per accogliere il riposo di una famiglia intera), e che ha un’innegabile capacità di rendere iconico l’icastico.

La sequenza ambientata nel cortile di una prigione in cui, come sangue da una ferita, si riversano le uniformi rosse dei prigionieri è sullo stesso livello delle memorabili scene che tracciavano contorni di persone attraverso il luccichio delle coperte termiche in Fuocoammare. Ancora una volta alla regia, al montaggio e aò suono di Rosi si affianca il contributo di una star della fotografia come Luca Bigazzi alla correzione colore, sempre a livelli eccelsi.

Gianfranco Rosi (Asmara, 30 novembre 1963) è un regista italiano di documentari. Nel 2013 ha vinto il Leone d’Oro a Venezia con Sacro Gra, film con cui racconta un’umanità inedita che vive intorno al Grande Raccordo Anulare di Roma. È la prima volta che un documentario si aggiudica il Leone d’Oro. Nel 2016 ha vinto l’Orso d’Oro come Miglior Film al Festival di Berlino con Fuocoammare, storie dall’isola di Lampedusa, dei suoi abitanti, pescatori e migranti.

In collaborazione con CCB e Film Festival Diritti Umani di Lugano

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Dove
Pubblico
Per tutti
Entrata
Entrata fr. 10.- / 8.- / 6.-
Gratis per studenti
Sito web
Organizzatori
Babel/Circolo del cinema Bellinzona/Film Festival Diritti Umani Lugano
Dati di contatto (non visibili)
Circolo del cinema Bellinzona

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